Esiste una teoria secondo la quale avere una più bassa preferenza temporale sia migliore di averne una più alta, in quanto ciò porta ad una maggiore produzione e quindi a maggior ricchezza. Questa affermazione rappresenta semplicemente uno scambio della causa con l'effetto.
La preferenza temporale è un assioma economico che afferma che le persone preferiscono un "bene presente" rispetto allo stesso "bene futuro". A differenza del valore soggettivo, questa idea non può essere provata. Il tempo è l'unica entità per la quale viene assunto un valore intrinseco. Questa assunzione viene supportata osservando che le persone possiedono un tempo limitato e che esso è un fattore necessario di ogni produzione.
Il valore deriva dalla percezione umana di utilità. Una persona che scambia un'automobile per un cavallo sta oggettivamente valutando maggiormente l'utilità di possedere un cavallo rispetto a quella di possedere un'automobile. Questo non implica nulla sul perché un bene abbia maggiormente valore di un altro per una persona, anche a seguito dello scambio. Il maggior valore attribuito ad un bene rispetto ad un altro rappresenta una preferenza. Non è possibile dimostrare che una persona possa esprimere una preferenza per ogni bene, anche per la sua stessa vita. La ragione di una preferenza non può essere provata nell'ambito della teoria dell'economia razionale con una sola eccezione - l'effetto della ricchezza sulla preferenza temporale.
L'utilità marginale decrescente implica che ogni unità addizionale di un bene accumulato da una persona ha, per essa, una più bassa utilità rispetto all'unità precedente. Questo implica che, per un dato tasso di interesse, una maggiore ricchezza implica una maggiore disponibilità a dare in prestito. Questa è l'espressione della preferenza temporale decrescente, che si riflette conseguentemente nella diminuzione del tasso di interesse dovuta alla maggiore offerta di capitale che compete per essere impiegata nei prestiti.
In economia, il tasso di interesse è semplicemente il riflesso della preferenza temporale. Benché potenzialmente qualsiasi fattore possa influenzare la preferenza temporale di una persona, solamente una variazione nella sua ricchezza implica un cambiamento necessario. Un più elevato tasso di interesse implica, per una persona avente una data preferenza temporale, una maggiore propensione ad imprestare. Tuttavia sarebbe un errore assumere che un più elevato tasso di interesse porti ad aumentare la preferenza temporale. In maniera simile è un errore assumere che una persona diventi più ricca abbassando la sua preferenza temporale. Queste considerazioni rappresentano entrambi un'inversione di causa ed effetto. Per questa ragione la teoria è invalida.
Una preferenza temporale infinita implica l'assenza di ogni forma di prestito e quindi l'assenza di ogni forma di produzione. Una preferenza temporale nulla implica l'assenza di ogni forma di consumo di ciò che è stato prodotto. Poiché la produzione esiste solamente per soddisfare il consumo futuro, una preferenza temporale nulla implica allo stesso modo l'assenza di produzione, in quanto non può essere attribuito alcun valore al consumo dei prodotti. Quindi la più bassa preferenza temporale non è intrinsecamente più produttiva. Per questa ragione la teoria è invalida. La preferenza temporale rappresenta l'equilibrio tra produzione e consumo.
La ricchezza di una persona aumenta solamente nella misura in cui essa è in grado di soddisfare maggiormente le sue preferenze e che includono anche quelle relative al consumo presente e a quello differito. Gli stati impiegato lo stimolo monetario e quello fiscale nel tentativo di incrementare rispettivamente il consumo o la produzione. Tuttavia, ciò avviene al costo della tassazione. Il risultato è lo spostamento delle decisioni di allocazione del capitale dal mercato allo stato, cosa che porta allo spreco del capitale in prodotti non consumati (che vengono avanzati) o non disponibili (che scarseggiano). Questo implica che le persone sono meno in grado di soddisfare le loro preferenze. Tuttavia, questo fatto non implica alcun cambiamento delle preferenze che essi possiedono, eccetto per il fatto che la tassazione diminuisce la loro ricchezza e che il sussidio la incrementa.
L'economia non formula giudizi di valore, essa deduce le loro necessarie conseguenze. La teoria che viene qui analizzata presuppone una moralità che può essere assunta ma che deve essere oggettiva. L'aggressione distingue il libero mercato dall'intervento sul mercato, ad esempio ad opera dello stato. Tuttavia, anche accettando il principio di non-aggressione come linea di demarcazione sul piano morale, non può esserci alcuna distinzione etica tra una più elevata e una più bassa preferenza temporale. Non vi è rapporto tra consumo e produzione che possa implicare l'aggressione, essa rimane soggettiva benché venga influenzata dalla ricchezza posseduta. Per questa ragione la teoria è invalida.
Può essere illuminante considerare la soggettività dei valori in termini di preferenza sessuale.
{ X, Y }
{ X->X, Y->Y }
{ X->X|Y, Y->X|Y }
{ X->Y, Y->X }
Si può considerare che questa lista sia ordinata in termini di produzione crescente (i.e. produzione di più esseri umani). Numerosi stati provano a ridurre la preferenza sessuale al gruppo { X->Y, Y->X }
. Sia l'aperta criminalizzazione delle preferenze sia l'incentivo economico esplicito sono utilizzati per questo fine. Questo ha un impatto distinguibile sull'espressione della preferenza sessuale, ma non si può dire che essa abbia un impatto sulla preferenza in sé.
In maniera simile un incremento della produzione non è una circostanza obiettivamente buona. Le persone che fanno ciò che preferiscono rappresentano il bene morale, assumendo sempre il rispetto del principio morale di non-aggressione. Anche assumendo che tutte le persone preferiscano la continuazione della specie, questo non implica alcun effetto sulla preferenza sessuale individuale.
Una teoria affine afferma che le persone possono dimostrare minore preferenza temporale accumulando più bitcoin. Un più elevato livello di accumulo a discapito dell'attività di prestito implica una più elevata preferenza temporale. Un più elevato livello di accumulo a discapito del consumo sembrerebbe, al contrario, implicare una più bassa preferenza temporale, in quanto il consumo appare differito. Tuttavia un accumulo rappresenta solamente la liquidità necessaria per il consumo.
Come nei giochi di sorte, ogni tipo di speculazione rappresenta il consumo del costo necessario per "partecipare al gioco", sostenuto dalla liquidità richiesta. Questo costo è, come minimo, il costo opportunità di non investire quell'importo (i.e. in cambio dell'interesse). Benché il gioco, come ogni forma di consumo, richieda tempo, la preferenza che viene espressa dall'azione è quella di partecipare al "gioco", non di catturare il valore del tempo. Per questa ragione la teoria è invalida allo stesso modo.
Vi è inoltre una teoria affine secondo la quale la preferenza temporale è espressa da un consumo differito - che ha luogo quando una persona accumula dei risparmi al posto di utilizzarli. Come mostrato nel Consumo Speculativo questa assunzione rappresenta in modo errato il fatto che tutti i risparmi vengano necessariamente investiti. Il risparmio è un termine generalizzato che include sia l'accumulo che l'investimento di una persona.
Il risparmio è la fonte di ogni investimento, ma solo il reale investimento è espressione della preferenza temporale. Un accumulo può sicuramente cambiare il suo valore di mercato. Ma considerare un maggiore accumulo un'espressione di una minore preferenza temporale rappresenta un'assai diffusa ed errata interpretazione del significato economico del termine. Questa interpretazione porta a ribaltarne il significato e conduce alla conclusione secondo la quale un accumulo totale di tutta la ricchezza porterebbe ad una preferenza temporale nulla. Al contrario con un accumulo totale il tasso di interesse sarebbe infinito e un tasso di interesse infinito riflette una preferenza temporale infinita. Questa evidente contraddizione mette in luce il fatto che il significato del termine preferenza temporale è stato invertito, rendendo quindi invalida la teoria.
Titolo originale: Time Preference Fallacy